Trump, il candidato repubblicano che fa paura (ai repubblicani)

Nelle primarie americane sta succedendo quello che nessuno sino a qualche mese fa avrebbe anche solo potuto immaginare nelle analisi più improbabili: Donald Trump rischia di essere (a questo punto possiamo anche dire che è una certezza) il candidato dei Repubblicani alle prossime elezioni.

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Il GOP (Acronimo per Grand Old Party) non è riuscito ad arginare il suo candidato meno probabile e più scomodo optando per qualcuno di più credibile e soprattutto più moderato. I repubblicani avevano puntato sul giovane governatore della California Marco Rubio e su Ted Cruz nella speranza di arginare Trump ma ambedue i candidati sono stati travolti da un vero e proprio terremoto politico che ha  proiettato Trump direttamente dall’essere outsider per eccellenza ad essere il candidato che sfiderà Hillary Clinton alle primarie. Il fenomeno Trump è un fenomeno da analizzare per comprendere come sia cambiato il modo di pensare di una parte del popolo americano: Donald Trump è stato votato da quella parte di popolo americano che non va a votare da anni e che sino a questo momento non si era sentita rappresentata da nessuno. Trump rappresenta un modello di sogno americano di “persona che ce la ha fatta” un poco come era stato Berlusconi nel 1994. Facendo una interessante analisi sulle parole maggiormente usate da Donald Trump quello che emerge dai discorsi di Trump è che con discorsi brevi e frasi non troppo complicate riesce a far leva sul sentimento di paura degli americani delle classi più povere: paura del terrorismo, dell’immigrazione, di perdere il lavoro, di vedere snaturata la propria natura americana. Donald Trump – così come era stato per Bernie Sanders nel fronte democratico – riesce ad intercettare voti in quella Middle Class ormai scomparsa che non si sente più rappresentata da nessuno.

Una vittoria di Donald Trump in questo momento secondo me è ancora altamente improbabile: nonostante le sue vittorie il personaggio resta forse uno dei più controversi personaggi americani: palazzinaro, noto bancarottiere e amico intimo di alcuni esponenti del KKK e di altri movimenti della supremazia bianca pare stia spaventando non poco la parte moderata dei repubblicani che stanno studiando un modo per farlo fuori in modo da non contravvenire alle regole. L’ultima speranza di poter fermare Trump è sul voto della Florida, lo Stato dove venne eletto Marco Rubio, il giovane esule cubano che è riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di “uomo dei Tea Party”, un’etichetta che potrebbe essere ancora considerata scomoda per diventare presidente americano.

Hillary Clinton rischia di avere la strada spianata alla Presidenza a patto che non sottovaluti troppo il suo avversari: i democratici hanno un candidato capace di prendere voti in quel bacino elettorale che da Trump non si sente rappresentato, tenendo anche però a mente che la maggior parte degli americani, quelli della classe più povera pare guardare a Trump come il solo in grado di dare risposte alle loro domande, per vincere le elezioni questa volta insomma non si deve guardare solo alle lobbie, ma anche al singolo cittadino, come fece Barack Obama nel 2008.