Pagelle di fine anno (Politici e leader in ascesa e caduta)

Come ogni fine anno per la politica è tempo di bilanci. Premetto che quello che sto per scrivere è solo un gioco, sebbene spesso proprio nei giochi si nasconde la verità.

L’ultimo anno è stato piuttosto strano: un saliscendi di emozioni politicamente parlando che difficilmente sarà ripetibile nella politica italiana.

Procediamo dunque con le pagelle di fine anno.

Giorgia Meloni: Voto 8

Al di là di quello che si può pensare ideologicamente della Giorgia Nazionale è difficile non ammettere che quello appena trascorso è stato il suo anno: ha preso un partito al 2% e lo ha fatto arrivare al 30. Non solo, alla faccia delle quote rosa tanto care alla sinistra (la quale da anni sogna una Presidente donna) è stata nominata Presidente del Consiglio, superando il PD diventando appunto la prima Presidente del Consiglio donna.

Incurante delle accuse mosse qua e là di fascismo si è conquistata anche la leadership del Partito Conservatore Europeo e con ogni probabilità vincerà anche le prossime elezioni spezzando l’asse della coalizione Ursula spostando a destra il PPE, alla faccia (ancora) di tutti quelli che la accusano di essere anti-europeista.

Probabilmente la luna di miele con il Paese finirà ma il suo Governo durerà più o meno cinque anni con buone possibilità di vincere anche le prossime elezioni. Del resto, è riuscita a passare per rivoluzionaria con uno dei programmi più conservatori della storia della Repubblica dai tempi della DC.

Enrico Letta: Voto 3

Verrebbe da dire che il Partito Democratico aveva bisogno di Letta per poter rinascere. Peccato si trattasse del Letta sbagliato. Enrico Letta è riuscito a prendere un partito in crisi ed affossarlo.

In campagna elettorale ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare: ha praticamente fatto una campagna elettorale contro sé stesso, non è riuscito a formare una coalizione muovendosi come un cinghiale impazzito, facendosi fotografare prima al fianco di Calenda (sapendo benissimo che non avrebbe mai accettato di fare una coalizione con la Sinistra radicale e con i Cinque Stelle) salvo poi fare marcia indietro sostenendo che quella con Sinistra Italiana non era propriamente una coalizione ma era un fronte per sconfiggere i fascisti (che vedeva solo lui), peraltro alleandosi con Luigi di Maio che alle elezioni non è arrivato nemmeno all’1%. Non contento, a seguito della sconfitta elettorale si è reso conto che il partito andava rinnovato, ha lanciato un’Opa in favore di Elly Schlein salvo poi rendersi conto che la maggior parte dei militanti non la sopportava per due motivi: primo, ha fatto un’intera campagna elettorale contro il PD e secondo non era nemmeno iscritta al partito, anzi più di una volta ha ribadito che lei non aveva nulla a che fare con il Partito Democratico e non aveva nessuna intenzione di prendere la tessera. Non contento, ha convocato una specie di assemblea costituente (invece che fare un congresso politico) che a pochi mesi dalle elezioni non è riuscita a produrre uno straccio di documento politico.

Insomma, doveva essere il salvatore della patria, rischia si essere l’esecutore finale della storia del PD.

Matteo Salvini: voto 3

Da dopo il Papeete è riuscito a sbagliare tutto quello che si poteva sbagliare. Alle elezioni passa dal 40% ( delle Europee) all’8%, il peggior risultato che si potesse ottenere tenuto conto che è la stessa percentuale che la Lega prendeva quando si candidava solo al Nord. Praticamente al Sud non lo hanno votato nemmeno i suoi iscritti probabilmente.

Del resto, Salvini ha dimostrato di non avere il polso della situazione quando ha provato a dare le carte durante l’elezione del Presidente della Repubblica, seccando tutti i nomi del centrodestra con una politica che definire “fantozziana” è poco.

Resta in sella al partito semplicemente perché alla fine qualcosa è riuscito ad ottenere nel Governo e soprattutto perché al momento non si vedono alternative alla sua leadership. Semmai Luca Zaia decidesse un giorno di fare il salto della quaglia e correre come segretario della Lega Salvini sarebbe asfaltato senza colpo ferire.

Giuseppe Conte: Voto 8

Per lui vale lo stesso discorso fatto della Meloni. Premettendo che Conte sta alla sinistra come Bin Laden sta alla pace, gli va dato atto che è riuscito a prendere un partito in crisi nera e farlo diventare il perno di una possibile alleanza a sinistra (con buona pace di Letta che ha ben pensato di allearsi con Di Maio, vedi sopra). Complice anche la strategia suicida di Enrico Letta è riuscito a togliersi di mezzo sia di Maio che Di Battista (i due gemelli dei Cinque Stelle) di fatto restando l’unico leader possibile per il Movimento fondato da Grillo.

Riesce a presentare il Movimento 5 Stelle come se fosse il movimento di Chavez, facendo abilmente dimenticare che alla sua prima esperienza di Governo ha governato con Salvini e che il suo nome è legato ai decreti sull’immigrazione. In occasione della guerra in Ucraina trasforma il Movimento in pacifista, non menzionando praticamente mai il fatto dei finanziamenti da lui stesso autorizzati quando era Presidente del Consiglio nel Governo giallo-verde.

Praticamente occupa lo spazio a sinistra dello scacchiere politico sostenendo come unica battaglia di sinistra quella sul reddito di cittadinanza che di sinistra non è.

Silvio Berlusconi: voto 6

Più cercano di farlo fuori e più lui sembra risorgere dalle ceneri.

Ammettiamolo, la politica senza Silvio non sarebbe la stessa. Durante la campagna elettorale avrebbe potuto spingere l’acceleratore e proporre sé stesso come Presidente del Consiglio invece decide di accontentarsi di ricoprire il ruolo di Padre Nobile del centrodestra di Governo e farsi eleggere senatore prendendosi la vittoria morale con quanti pensavano di poterlo fare fuori per via giudiziaria.

Non contento, riesce a piazzare Tajani agli Esteri nonostante Fratelli d’Italia avesse nomi decisamente migliori, come ad esempio Giulio Terzi di Santagata.

Nonostante sia vicino ai novant’anni e non abbia più la lucidità politica di qualche anno fa resta un personaggio della politica italiana con un notevole consenso personale e con un partito personale a fargli da supporto.

Eterno.

Renzi-Calenda: Voto 4 (2 a testa)

Non si può non dire che non si stiano impegnando per cercare di occupare uno spazio politico. Il problema del duo alla guida del Terzo Polo è che non ha ancora capito quale spazio politico debba occupare: se quello di destra o quello di sinistra.

Sono riusciti a fare un’intera campagna elettorale con unico punto del programma quello di formare un nuovo Governo Draghi, salvo poi essere smentiti dallo stesso Draghi che ha detto di non avere alcuna intenzione di tornare a fare il Presidente del Consiglio. Ricordano molto Bersani che alle elezioni in cui si presentò Monti non fece altro che inseguire Scelta Civica proponendo un patto di Governo mentre Monti lo insultava occupando spazi a destra.

Dopo le elezioni provano disperatamente a costruirsi uno spazio politico al centro senza comprendere che il centro non attira i voti di nessuno o al massimo quelli che votano al centro votano per Forza Italia.

De coccio.