Perché abbiamo bisogno della “sinistra”

Premessa

La crisi pandemica che ha colpito il mondo a partire dal mese di marzo del 2020 (e che ancora oggi pare non essere finita) ha messo in crisi – forse per la prima volta – seriamente in crisi l’intero sistema capitalista.

Soprattutto sono stati messi in seria discussione tutti i principi sui cui abbiamo fondato il modello di sviluppo degli ultimi quarant’anni.

A partire dalla fine degli anni Settanta abbiamo assistito l’idea che i mercati finanziari potessero (anzi dovessero) sopravvivere senza il controllo dello Stato ha sempre più preso piede nel mondo occidentale, costruendo un modello di sviluppo capitalista interamente incentrato sul concetto di “profitto” e non sul concetto di “individuo”.

Abbiamo assistito al crollo dell’Unione Sovietica ed alla fine del modello comunista come modello di sviluppo e come conseguenza abbiamo visto come i Partiti Comunisti dell’Europa Occidentale si sono progressivamente sfaldati lasciando spazio ad una serie di realtà che si sono definite “riformiste”.

Partiti che hanno abbandonato la strada del “conflitto di classe” e gli insegnamenti marxisti per andare a cercare una improbabile conciliazione tra “giustizia sociale” e “capitalismo”.

Oggi quel modello riformista è fallito. Il tentativo di conciliare il “capitalismo finanziario” con la “giustizia sociale” ormai ha superato il concetto di utopia e rimane una sintesi irrealizzabile di posizioni tra loro inconciliabili.

In Italia, per esempio, abbiamo assistito alla progressiva cancellazione dei diritti individuali del cittadino e del lavoratore (per fare spazio all’illusione di altri diritti) proprio in nome del capitalismo e del favoritismo al “sistema dei padroni” (per usare una terminologia comunista).

A partire dagli anni Duemila abbiamo assistito alla progressiva distruzione del sistema di welfare attraverso tagli lineari a tutti quelli che erano i settori strategici dello Stato Italiano.

I diritti sono stati, se non cancellati, pesantemente ridimensionati.

I partiti hanno abdicato la loro funzione sociale, sono diventati semplici “comitati elettorali” introdotti in un sistema di logica incentrata sul profitto e sul ritorno economico.

Questo ha portato ad un progressivo aumento della disuguaglianza sociale, ad un ampliamento del conflitto di classe, alla scomparsa di quella che era la classe media che progressivamente si è proletarizzata.

Bisogna decidere di risolvere finalmente quelle che sono le contraddizioni della sinistra: non si può essere a favore dei diritti del lavoratore e allo stesso tempo promuovere i privilegi dei padroni.

Non è il momento di essere moderati e riformisti, ora è il momento di essere rivoluzionari, di pensare ad alternative credibili per essere rivoluzionari, è il momento di abbandonare la “strada riformista” definitivamente fallita e pensare ad un modello alternativo al sistema capitalista.

Ora, è il momento di essere rivoluzionari.

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