Italia al voto, quali conclusioni trarre?

Le operazioni di voto si sono concluse e come ogni tornata elettorale pubblichiamo la nostra analisi su quelli che sono stati i risultati elettorali e quali possono essere le indicazioni politiche che ne possiamo trarre.

Innanzi tutto un dato interessante: la tanto sbandierata “spallata” al Governo da parte del centrodestra non c’è stata. Le elezioni regionali si sono concluse con un sostanziale pareggio (3-3) con il centrodestra che conquista alla fine conquista solo le Marche, confermando il Veneto e la Liguria, così come il centrosinistra conferma la Puglia e la Campania. Le Regioni considerate prima delle elezioni in “bilico” erano appunto Toscana e Marche, se si escludono queste due l’esito elettorale appare banalmente scontato.

Il risultato elettorale però conferma un problema interno al centrodestra: al momento la leadership della coalizione non è mai stata così incerta: il Capitano Matteo Salvini esce azzoppato da questa tornata elettorale (soprattutto al livello interno visto il risultato di Zaia in Veneto che con la sua lista civica doppia la Lega Nazionale ed in Toscana dove la candidata della Lega viene sconfitta di otto punti) mentre Giorgia Meloni ne esce rafforzata: suo il candidato che strappa le Marche alla sinistra e sua la crescita maggiore in termini di consenso. A questo punto ad insidiare la leadership del Capitano sarà proprio Giorgia Meloni, capace di recuperare consensi e riportare Fratelli d’Italia alle percentuali di Alleanza Nazionale. Francesco Acquaroli, il vincitore delle elezioni regionali nelle Marche viene dalla Generazione Atreyu, quella stessa generazione di Alleanza Nazionale dove è nata anche Giorgia Meloni.

Un risultato tutto sommato soddisfacente anche per il Partito Democratico (dato che in questo caso è impossibile parlare di coalizione di centrosinistra).

Anche qui, dobbiamo ricordare che le Regioni vinte sono state delle sostanziali riconferme: la Puglia che resta nelle mani di Michele Emiliano e la Campania che resta saldamente nelle mani di Vincenzo De Luca, il Governatore Sceriffo che ha visto la sua popolarità crescere nel periodo di gestione dell’emergenza Covid. Le vittorie anche in questo caso (come nel caso di Liguria e Veneto) sono state trainate dalle liste a sostegno dei Presidenti quindi è comunque difficile parlare di vittoria vera e propria per il partito.

La vera sconfitta nel campo del centrosinistra è quella di Italia Viva,che non conquista consensi sul territorio. In Puglia Ivan Scalfarotto (presentato come alternativa al governatore uscente Emiliano) porta a casa un deludente 2% segno che il partito di Matteo Renzi non ha consensi sul territorio. Se i dati elettorali sono lo specchio di una eventuale elezione politica il partito di Renzi resterebbe impietosamente fuori dal Parlamento non raggiungendo la soglia di sbarramento del 3%.

Sconfitti anche i Cinque Stelle che non incassano più il voto del dissenso (ma che comunque si intestano la vittoria nel referendum sul taglio dei parlamentari).

La vittoria in Toscana (che sino a qualche giorno prima delle elezioni era data in bilico o addirittura persa) rafforza la leadership interna di Nicola Zingaretti, soprattutto alla luce della sconfitta in Liguria dove PD e Cinque Stelle si sono presentati insieme e sono stati pesantemente sconfitti. Certo, non si tratta che di una vittoria di Pirro, alla luce soprattutto del fatto che nello scenario nazionale il centrodestra governa 15 Regioni su 20 (le cinque in mano al PD sono Lazio, Puglia, Campania, Toscana ed Emilia Romagna) uno scenario che di certo non può essere considerato “trionfale” per la sinistra che in questa tornata elettorale sostanzialmente ha “tenuto botta” senza strafare e senza sostanziali sorprese.

Certo, la leadership di Zingaretti all’interno del partito, almeno per adesso, esce rafforzata dalle urne (cosa che invece non sarebbe avvenuta nel caso di sconfitta in Puglia ma soprattutto in Toscana) e almeno per adesso resta in piedi anche il Governo (complice anche la vittoria del Sì al referendum fortemente voluto dai Cinque Stelle ed a cui il Partito Democratico si è stancamente accodato).

Cercheremo di parlare diffusamente del referendum più avanti, per ora basti dire che è stata una preziosa ancora di salvataggio per i Cinque Stelle altrimenti scomparsi dai radar della politica italiana.

Per quanto riguarda i Cinque Stelle andrebbe comunque fatto un discorso a parte: sin dalla loro nascita hanno sempre avuto un fortissimo risultato alle politiche, risultati che non sono mai stati confermati poi nelle Regionali o alle Comunali (se non con qualche eccezione) questo perché pagano parecchio il “non radicamento su territorio” e quindi la totale impossibilità di far conoscere i candidati “prima” della campagna elettorale. La forza del Movimento Cinque Stelle è sempre stata la spinta propulsiva dell’idea rivoluzionaria di una forza “anti sistema” una volta che loro stessi sono diventati meccanismo del sistema hanno perso appeal presso l’elettorato.

I risultati elettorali delle elezioni regionali riportano in sostanza l’Italia ad uno schema bipolare con un centrodestra spostato sempre più verso destra ed un centrosinistra sempre più orientato a portare avanti politiche centriste. Il rischio che con il “combinato disposto” del referendum si crei un vuoto di rappresentanza è dietro l’angolo.