Riprendere la “Politica”

La scissione di Matteo Renzi che lo ha portato fuori dal Partito Democratico (e che ha fatto seguito a quella di qualche tempo fa di Carlo Calenda che anche lui ha lasciato il Partito Democratico) mi porta a fare qualche considerazione di carattere generale su quanto sta accadendo in Italia.

Per avere un quadro più o meno consapevole della situazione forse sarebbe il caso di partire dalla crisi di Governo di questa estate, quella in cui Matteo Salvini (Segretario della Lega ed al momento della caduta anche Ministro degli Interni) decide di staccare la spina a quel Governo formato da Movimento Cinque Stelle e Lega che ha retto poco meno di un anno.

La giustificazione che è stata addotta da Salvini per giustificare il fatto di aver fatto saltare il banco del Governo è stato “troppi no da parte del Movimento Cinque Stelle”, a questo punto Matteo Renzi apre uno spiraglio per trattare con i Cinque Stelle, formare un nuovo Governo con il Partito Democratico che fino al giorno prima diceva “mai con i Cinque Stelle” (per i quali peraltro il Partito Democratico era il Partito di Bibbiano) mentre Renzi twittava a tutto spiano #senzadime.

Dopo la formazione del Governo (avvenuta secondo molti grazie alla lungimiranza di Renzi) lo stesso Renzi decide (dopo aver incassato nel suo Governo ministri e sottosegretari) di andarsene dal PD portandosi via tutti per dare vita ad u partito che somiglia molto ad una operazione di palazzo che si chiamerà “Italia Viva”.

Non ci avete capito nulla?

Bene, perché è tutto perfettamente normale.

In un contesto politico in cui la politica è stata completamente privata di qualunque forma di ideologia è più che normale non capire che cosa sta succedendo perché tutto appare confuso, difficile da capire e da spiegare perché senza senso e perché correlato solo ad un continuo scambio di posti e di poltrone per mantenere il potere.

Sono appassionato di politica, lo sono da circa vent’anni e per un lungo periodo della mia vita sono stato anche militante (ed in qualche caso ho avuto anche incarichi di dirigenza all’interno di partiti) di diversi partiti, sempre alla costante ricerca di un posto dove poter portare avanti quelle che ritengo essere le mie battaglie per la costruzione di un “posto migliore”, non solo in Italia ma in Europa, nel mondo.

Sono state tante le persone che nel corso della mia azione politica mi hanno accompagnato (molte delle quali sono diventati amici) e molti altri sono quelli che si sono allontanati.

Eppure nella fase attuale, con tutta la passione che mi ha spinto, non vedo possibilità di crescita per il Paese ma solo la costante corsa al posto migliore a scapito di quelli che sono gli interessi del Paese. Non voglio entrare troppo nel dettaglio dei singoli partiti o movimenti ma fare una considerazione che potrebbe essere utile per ripartire: quella che stiamo vivendo non è politica, almeno io non la percepisco come tale.

Lo scopo della politica (e quindi di una classe dirigente) dovrebbe essere quella di perseguire il bene della collettività tutelando quelli che allo stesso tempo sono i diritti del singolo individuo costruendo quindi una società il più efficiente possibile e capace di rispondere alle esigenze dei singoli.

Prima ancora di avere un politico o della scelta di un leader dunque è necessario che la politica rimetta al centro di tutto l’individuo, inteso come essere umano in generale, dando avvio ad un nuovo Rinascimento che possa essere in grado di smuovere le coscienze collettive e lavorare davvero per quelli che sono gli interessi di tutta la nazione.

Idee, proposte, progetti, tutto quello che può essere alla base della crescita economica, sociale ed individuale, deve essere preso in considerazione da quella che dovrebbe essere la “nuova classe politica”, una classe capace di formare coalizioni non per “battere le destre” ma per “costruire nuovamente l’Italia”, ridare al Paese la propria coscienza smarrita, il proprio posto nel mondo.

Perché questo sia possibile è necessario “formare” le classi dirigenti, dando vita ad un progetto di ampio respiro che non guardi solo a destra o a sinistra ma sia capace di intercettare quelle che sono le necessità oggettive del Paese.

Rimettiamo dunque la politica al centro di tutto, fondiamo un nuovo Umanesimo e restituiamo alla politica quel ruolo nobile che le spetta.

Pensare ad un nuovo modo di “stare in campo” è la strada che abbiamo da percorrere per poter tornare a crescere e competere, compito della classe politica deve essere quello di guidare i processi della società in cambiamento senza tralasciare nessuno, senza lasciare nessuno indietro.

Torneremo ancora su questi aspetti (lo ho già fatto in altri post) perché ritengo sia fondamentale che la politica abbia la sua dignità per tornare a fare gli interessi del popolo, cercherò di elaborare tanto un processo ideologico quanto un programma sperando che qualcuno possa cogliere lo spunto alla costruzione di qualcosa di nuovo.

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