Il voto in Spagna, un paio di lezioni sulla sinistra italiana

Nella giornata di ieri si sono svolte le elezioni in Spagna, elezioni da cui sono emersi alcuni dati particolarmente interessanti, alcuni positivi altri negativi ma comunque interessanti in vista delle elezioni europee: cerchiamo di analizzare tutto, partendo proprio dagli aspetti negativi del voto in Spagna.

Il primo dato che emerge è la crescita di VOX, movimento della destra franchista e nazionalista che arriva a prendere il 10% (24 deputati). Un dato da analizzare nel suo complesso per una serie di motivi relativi anche alla storia di Spagna: innanzi tutto la crescita di un movimento che in maniera più o meno esplicita si richiama tanto al sovranismo quanto al periodo franchista è del tutto particolare in un Paese che, come la Spagna, è uscita dalla dittatura fascista di Franco in un periodo relativamente recente (1978). L’ondata di destra che colpisce l’Europa anche visti i risultati in Francia del partito di Marine Le Pen ed in Italia con la Lega di Salvini (sebbene quest’ultimo non abbia nessun legame storico con il fascismo o alla tradizione che esso richiama) deve far riflettere tutte quelle forze – da sinistra a destra – che in qualche modo si richiamano al pensiero liberale ed alla tutela di quei valori “democratici” che sono stati alla base della costruzione del progetto europeo. Progetto europeo che in qualche cosa deve aver fallito se sono cresciuti in maniera esponenziale i movimenti nazionalisti.

La seconda considerazione è quella che riguarda il PSOE, che esce da queste elezioni come vincitore, con il 28,7% e 123 deputati, percentuale di certo non sufficiente per formare un Governo in solitaria ma di certo sufficiente per poter dire che la sinistra quando fa cose di sinistra viene premiata. Nella passata legislatura, quella insieme a Podemos! il PSOE ha fatto passare una serie di misura di “sinistra” come l’aumento del salario minimo ed una legge patrimoniale su patrimoni sopra i 100 mila euro, tutte leggi che sono state accolte favorevolmente da un elettorato di sinistra. Tutto questo mentre il Partito Popolare crolla letteralmente al 16,7%.

Perde qualcosa la lista a sinistra del PSOE “Unidos Podemos!” che prende comunque un dignitoso 14,3% prendendo 41 deputati a fronte dei 71 delle scorse elezioni. Un calo segnato soprattutto dagli “scandali” e dalle discussioni che sono sorte intorno alla figura del suo portavoce Pablo Iglesias ma soprattutto di fronte ad una serie di scelte non proprio chiarissime sulla questione dell’indipendenza catalana. Il dato interessante è che comunque quei voti persi da Podemos non possono essere considerati “dispersi” perché sono comunque rimasti nell’ambito della sinistra, visto che sono andati al PSOE (la cui traduzione del nome, farebbe bene ricordarlo è Partito Socialista Operaio di Spagna), una lezione che in qualche modo potrebbe essere utile anche per la sinistra italiana, come detto sopra: la sinistra vince non solo se unita ma soprattutto se porta avanti politiche di sinistra, come successo in Spagna. Certo, non è una situazione semplice quella della formazione di un Governo visto che non esiste una maggioranza certa però di sicuro non si andrà incontro a “Governi di larghe intese” visti i risultati.

Si tratta ora di stare a vedere che cosa succederà nella formazione del Governo, ovvero quali maggioranze si formeranno e sulla base di quale progetto di Paese però una considerazione la possiamo fare: per arginare il populismo di destra non si deve essere meno populisti e più istituzionali seguendo comunque una linea di condotta liberista, ma bisogna avere la forza ed il coraggio di proporre soluzioni per uscire dalla crisi “da sinistra”, è possibile, Spagna e Portogallo lo hanno dimostrato, cerchiamo di elaborare un progetto anche in Italia, è la sola strada per arginare la Lega di Salvini e recuperare il consenso perduto.