“Maternità surrogata” nell’Antica Roma…

Uno degli argomenti che più di altri tiene banco in questi ultimi anni è quello della “maternità surrogata” ovvero le donne che mettono in affitto il proprio utero per mettere al mondo figli di altri. Una pratica che da molti è considerata una aberrante pratica della modernità che stravolge il “ruolo della donna madre” all’interno della famiglia, ma è davvero così?

Quale sarebbe la vostra reazione se ad esempio vi dicessi che la pratica dell’utero in affitto era già conosciuta e praticata nell’antica Roma senza nessuno scandalo? Un articolo uscito su Focus di questo mese parla proprio di questa pratica dell’Antica Roma. Personaggi noti e meno noti (anche considerati dei veri e propri moralisti per l’epoca) non si facevano scrupolo di “affittare” l’utero della propria moglie per fare un favore ad un amico o per creare delle alleanze con le famiglie più potenti.

Ci sono alcuni esempi eclatanti di romani che hanno “usufruito” di questa possibilità, molti dei quali sono anche saliti agli onori delle cronache per le loro imprese storiche o per le loro gesta.

Prendiamo ad esempio la figura di Marzia, citata anche da Dante nella Divina Commedia tra le “anime magne” dell’Inferno.

Marzia visse in tarda età repubblicana (siamo nel 62 A.C.) e come tutte le ragazze della sua età viene costretta dal padre a sposarsi giovanissima per volontà del padre con il console Lucio Marcio Filippo. Bisogna innanzi tutto ricordare che le spose romane sono spesso delle bambine di 12 o 13 anni, come dice l’articolo “vergini pronte a sottomettersi alla virilità del maschio per garantirgli una discendenza”. La donna romana per essere considerata un esempio di virtù doveva essere casta, restare in casa a filare (raramente era presente sulla scena pubblica). Le donne che parlavano troppo o che bevevano erano considerate delle prostitute, considerate dedite allo scandalo ed al vizio.

Marzia risulta essere in questo un raro esempio di virtù: dà a Catone due figli ed “obbedisce” a tutti i voleri del marito, il quale a sua volta la ama profondamente ed è sempre pronto ad esaudire ogni suo desiderio. Fin qui sembra essere un matrimonio perfetto finché non entra in scena un terzo personaggio: Quinto Ortensio Ortalo.  Per chi si occupa di storia romana e letteratura latina Ortensio Ortalo è un personaggio noto, considerato uno dei più illustri oratori romani. Ortensio Ortalo viene citato spesso anche da Cicerone, il quale gli dedicò un’opera perduta appunto dal titolo Hortensius.

Tornando a noi, Ortensio chiede al suo amico Catone di “affittare” la moglie (ovviamente sposandola) visto che non può avere figli dato che la moglie è sterile. Le parole di Ortensio le conosciamo grazie a Plutarco che le riporta nel suo Vite Parallele: 

Tua moglie ti ha già dato un numero sufficiente di eredi, ed è abbastanza giovane per averne altri: lascia che li faccia, questa volta per me.

A dire il vero Ortensio inizialmente aveva chiesto a Catone di sposare sua figlia Porzia (che avrebbe sposato in seconde nozze Bruto, l’assassino di Cesare), offerta rifiutata da Catone il quale non voleva concedere la figlia, considerata il suo bene più prezioso ad un uomo troppo anziano. Ortensio però aveva insistito: se non la figlia perché non la moglie?

Nessuna fonte riporta se Marzia fosse contenta o meno di andare in prestito ad un altro uomo, però sappiamo che secondo la legge di Roma il marito aveva tutto il diritto di prestare la moglie ad un amico affinché questa generasse dei figli per lui. Nessuna donna aveva il potere di opporsi a questa volontà.

La pratica di concedere l’utero della propria moglie in “affitto ” non ha niente a che vedere comunque con il nostro contemporaneo desiderio di “maternità” o di “paternità”, si tratta più che altro di un vero e proprio “dovere civico della donna”.

A partire dal I secolo A.C. la natalità a Roma era in calo e le autorità erano non poco preoccupate. Oltretutto bisogna considerare che i troppi schiavi liberati avevano acquisito la cittadinanza “romana”, insomma si trattava più che altro di una politica per “dare nuovi figli alla patria”.

I Romani del resto (come sappiamo dalle norme che regolavano il matrimonio nell’Antica Roma) raramente si sposavano per amore.

Questo ovviamente non vuol dire che non provassero sentimenti, ma di certo il matrimonio era più che altro dettato da interessi economici e ambizioni di ascesa sociale (come del resto avveniva anche nel passato recente, dove spesso i matrimoni rispondevano più ad interessi dinastici che ad un amore vero e proprio).

Il caso più celebre resta quello di Livia, andata in sposa al cugino Tiberio Claudio Nerone e ceduta proprio dal marino ad Ottaviano nel 38 A.C. Leggenda vuole che Livia e Ottaviano fossero travolti dalla passione. Secondo un ragionamento molto più pratico pare che ad Ottaviano convenisse non poco prendere in prestito Livia per imparentarsi con la sua famiglia, la Gens Claudia, una delle famiglie più ricche e nobili di Roma.

Questi sono solo alcuni degli esempi (alcuni dei più noti), come al solito nel leggere questo articolo vi chiedo di sospendere ogni “giudizio morale” poiché si tratta di storia.

La società odierna (anche se non ovunque) è cambiata, quindi prendete questo articolo per quello che è: una curiosità storica per conoscere il nostro passato, un pezzo di società e di storia romana per comprendere meglio chi siamo, da dove veniamo ed il prezzo delle nostre conquiste.

Lo studio del cervello, nuova frontiera della scienza?

Il cervello è uno dei più complessi organi dell’uomo, comprendere come funziona sarà la nuova frontiera della scienza

Il cervello è da sempre l’organo che più di tutti affascina medici e scienziati. La comprensione di come funziona il cervello umano risulta essere una delle missioni più importanti della scienza contemporanea, non solo in campo medico ma anche nel campo dell’informatica (attraverso i processi di apprendimento delle AI che simulano il cervello umano, ad esempio in quel settore che viene chiamato machine learning).

Secondo Isaac Asimov il cervello è l’organizzazione della materia più complessa che conosciamo.

In medicina molte delle patologie che vengono studiate partono proprio dal cervello, come ad esempio l’Alzheimer (ricordando una delle più gravi) sino ad arrivare alla dislessia (per citare una delle patologie meno gravi).

Una maggiore comprensione del nostro organo più complesso, tuttavia, non è necessaria solo per le cure mediche ma anche e soprattutto per comprendere come e se è possibile migliorare le funzioni del cervello, attraverso alimentazione, stimoli e qualunque altro mezzo le scienze comparate possano mettere a nostra disposizione per comprenderne il funzionamento.

Apro una nuova sezione del blog, che si occupa di scienza a partire proprio dal cervello (ci vorrà un poco a leggere articoli su questo tema vista la complessità dell’argomento, quindi vi chiedo solo di avere pazienza. Una sezione in cui occuperemo non solo dei processi del cervello applicati alla tecnologia ma anche a domande del tipo: come impariamo una lingua? Quali sono le sezioni del cervello che stimolano lo sviluppo del linguaggio? E altre domande che si potrebbe porre chi è interessato ad una maggiore comprensione del cervello umano. Gli articoli cercheranno di avere un taglio scientifico ma che sia fruibile a tutti per cui molte volte dei termini magari “scientifici” saranno esemplificati per dare maggiori strumenti di comprensione a chi legge. Per questo motivo chiedo un po’ di tempo perché l’articolo possa essere il più completo possibile.

Sperando come al solito che continuerete a seguirci con attenzione #staytuned come sempre