La Guerra del Terrore

Questo 2016 è stato funestato, uno da una serie di attentati che hanno colpito tutto il mondo: Orlando, Parigi, Nizza, Istambul (non se lo ricorda nessuno o quasi ma anche la Turchia è stata colpita da attentati di Daesh), Monaco, ed ancora l’ultimo massacro compiuto dentro una Chiesa in Normandia.

Quello che colpisce più di tutto è come queste persone sono talmente tanto sprezzanti della vita umana che non esitano a morire per una causa folle come quella della costruzione dello Stato Islamico.

Il fatto che la loro organizzazione ricordi per molti versi quella capillare di Al Quaeda dimostra come dal 2001 (anno delle Torri Gemelle) l’Occidente abbia perso la guerra al terrore, di come la strategia usata da Bush si sia rivelata alle lunghe estremamente fallimentare.

Inutile negare che l’eliminazione di Saddam Hussein prima e di Assad in Siria poi abbiano destabilizzato delle zone che si reggevano su un fragilissimo equilibrio mantenuto con il terrore ma che garantiva comunque alle formazioni estremiste di proliferare in zone potenzialmente esplosive.

Il fenomeno del terrorismo globale, quel fenomeno che l’Europa non riesce è un fenomeno non recente. Da sempre lo scopo dei movimenti terroristici era quello di seminare il terrore e sino a questo momento lo avevano fatto seminando il panico spesso in nome di un’ideologia, di un dio utilizzando delle metodologie facilmente identificabili.

Daesh ha fatto un passo avanti: rispetto al Al Quaeda – ed altri movimenti terroristici legati all’integralismo islamico – non promette il Paradiso in caso di martirio o di uccisione dell’Infedele, ma promette la costruzione dello Stato Islamico in tutto il mondo attraverso quelli che vengono definiti “i propri soldati”. E questi soldati non possono avere profili più diversi tra loro: ragazzi, adolescenti, persone che si sentono escluse dal mondo in cui vivono, reietti, ma anche figli della borghesia (come successo ad esempio per gli attentati in Bangladesh) unico comune denominatore: l’appartenenza alla religione islamica. Sono impossibili da identificare (tranne in qualche caso in cui qualche misura di sicurezza in più si sarebbe potuta prendere, come nel caso di Nizza o di Roeun dove uno dei due attentatori era agli arresti domiciliari) perché non hanno una struttura precisa, IS (Islamic State) è un brand,  una sorta di “marchio del terrore” a cui tutti possono aderire, basta che appartengano alla religione islamica.

L’escalation del terrore da parte di Daesh ha uno scopo: quello di alimentare reazioni scomposte da parte dell’Europa e scatenare una Terza Guerra Mondiale, per molti versi una tattica molto simile a quella che che nel corso del Novecento venne usata dalla Germania prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale (a mio avviso ci sono molte assonanze tra e le parole d’ordine del Daesh e quelle del partito nazista sebbene obiettivi e finalità possono essere considerate diverse).

Una volontà di potenza dunque, mischiata alle teorie millenaristiche della costruzione dello Stato Islamico ed una promessa di riscatto per tutti quei musulmani che apparentemente si sentono esclusi dalla vita dell’Occidente o non se ne sentono parte. Il reclutamento online, che suggerisce chi e cosa colpire alimentando l’odio contro la cultura occidentale è alla base delle tattiche di Daesh.

Cpme sconfiggere questo fenomeno?

Ovviamente non bastano le politiche contro l’immigrazione proposte da diversi esponenti di governo soprattutto della destra lepenista e da Salvini in Italia. Costruire muri, disgregare l’Europa è esattamente quello a cui punta Daesh: un nemico diviso è un nemico debole (come insegna qualunque trattato di guerra), non basta nemmeno andare a colpire con bombardamenti Siria ed Iraq, prima di tutto perché in questo modo si alimenterebbe nuovo odio nei confronti dell’Occidente (l’Islam radicale è sempre molto bravo a scaricare le colpe sull’imperialismo occidentale) sia perché è difficile identificare un vertice da colpirre e non è detto che eliminata la testa il corpo non possa andare avanti da solo.

Come suggeriscono molti analisti per colpire ed eliminare quello che è il vero nemico dell’Occidente andrebbe creato un servizio di intelligence che lavori su più fronti: da una parte quello della sicurezza, ma dall’altro anche quello che analizza e studia le forme di finanziamento del terrorismo di matrice islamica: dove prendono le armi? Come le paganop? Come vengono reclutati i “soldati”?

Un’ultima notazione: dei molti attentati dell’ultimo periodo non ci sono prove evidenti che l’atto terroristico sia direttamente riconducibile all’Is. Spesso la rivendicazione dell’attentato avviene solo dopo l’attentato stesso, quando l’attentatore non può smentire l’IS; spesso ho la sensazione che l’IS rivendichi gesti dei folli per avere risalto mediatico, per questo motivo servirebbe un servizio di intelligence che prevenisse il terrorismo islamico invece che intervenire con le indagini ad attentato avvenuto.