And Now?

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Cosa succederà adesso? Da pochi minuti è stata confermata la notizia che la Gran Bretagna di fatto è fuori dall’Unione Europea, visto il successo del Brexit. Anche se le urne non sono ancora chiuse ormai sembra evidente che con il 52% delle preferenze gli inglesi hanno dichiarato la loro volontà di uscire dall’Unione Europea. 

Gli effetti sulle Borse si sono già visti: la Borsa di Tokyo ha perso il 7%, Londra il 15% ed anche Milano rischia di avere perdite consistenti.

Non è retorico chiedersi cosa potrebbe succedere da adesso in poi, perché da adesso in poi in Europa cambia tutto.

Cosa succederà adesso? 

Partiamo dalla politica interna: il referendum è stato fortemente voluto da David Cameron attuale premier  e leader del Partito Conservatore, il quale a questo punto è il primo vero sconfitto di questa storia. Infatti, proprio lui aveva voluto il referendum per potersi contare all’interno del proprio partito. 

Da questo referendum escono vittoriosi BORIS JOHNSON sindaco di Londra ed il leader euroscettico NIGEL FARAGE  che ora chiede a gran voce le dimissioni di Cameron da Primo Ministro.

Ma a noi non interessa tanto quello che succederà al livello di politica interna britannica (se non a titolo puramente accademico) ma cercare di capire da adesso in poi quali saranno le prospettive europee da domani in poi.

Per poter comprendere cosa succederà in Europa innanzi tutto è necessario pensare alle motivazioni per cui si è arrivati a questo: i britannici hanno deciso di dire no al dominio tedesco sulle politiche europee (a differenza di quello che pensano molti nostri europeisti gli inglesi erano favorevoli ad un’unione puramente economica ma si sono sempre opposti alla prospettiva di unione politica).

A questo punto si deve iniziare dando nuove prospettive ai mercati: intanto come primo effetto immediato l’Europa ha perso una delle sue Borse principali  per cui la prima cosa che si cercherà di fare è tranquillizzare i mercati finanziari per impedire scosse eccessive nelle transazioni finanziarie (interessante notare come ora le Borse principali dell’Europa siano quelle di FRANCOFORTE e di MILANO).

Intanto i primi effetti ci sono stati con il crollo delle Borse Orientali: la Borsa di Tokyo perde più del 7%, la Borsa di Honk Kong perde il 4% mentre la Borsa di Shangai perde l’1,4%, un effetto a catena che rischia di travolgere anche le Borse Europee.

Ci saranno anche effetti sul mercato britannico: lo storico accordo commerciale tra Cina e Gran Bretagna era (almeno nelle intenzioni cinesi) dettato dalla possibilità che la Gran Bretagna facesse da tramite tra il mercato cinese e quello europeo.

L’altro effetto a catena è la richiesta dell’Irlanda del Nord e della Scozia di potersi staccare dalla Gran Bretagna per poter restare in Europa. Da un punto di vista energetico l’Europa perde il 7% del petrolio scozzese.

Eppure, rispetto a quello che dicono molti l’Europa da questa situazione potrebbe per assurdo uscirne più forte.

Dal momento che i britannici si sono sempre opposti alla possibilità di un progetto politico per l’Europa forse potrebbe essere il caso di riprendere noi quel progetto, però farlo seriamente, non solo a parole ma anche nei fatti.

Una delle cose che innanzi tutto deve essere analizzata è la contestazione (forte) di questa Europa a trazione tedesca, alla mancanza di un controllo fiscale unitario, ed un fiscal compact uguale per tutti.

Prima della Gran Bretagna la Grecia aveva fatto un referendum simile ma poi non aveva dato seguito al risultato ed era rimasta in Europa accettando condizioni peggiori di quelle che aveva rifiutato con il referendum.

Ora staremo a vedere cosa succede: ma di una cosa sono sicuro che se l’Europa non prende le contromisure, non si rende conto di aver sbagliato qualcosa nel corso di quel processo unitario mai iniziato,  se non si rende conto che l’unione politica non è più rinviabile, così come non è rinviabile il processo di costruzione di una politica economica comune che dia alla BCE un ruolo maggiore nella gestione e nella risoluzione delle crisi finanziarie, allora l’Europa è un processo destinato a finire presto.

 

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